StorieDì Arte Il periodo ravennate
Con il termine "periodo ravennate dell'Arte" potremmo oggi intendere quella incredibile finestra temporale artistica che l'Italia, in particolare Ravenna, attraversò negli anni successivi alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, fino al 700 inoltrato. Della decadenza generale dell'Impero Romano, nel V secolo d.C., anche la città di Ravenna ne subì gli effetti, eppure proprio quegli anni, che vanno dall'arrivo dei Visigoti all'VIII sec., furono quelli di maggiore fortuna della città per la sua posizione strategica e la sua funzione di controllo all'ingresso dell'Italia peninsulare.
Scelta come capitale da Onorio nel 402, Ravenna divenne il centro della vasta rete d'interessi dell'Impero d'Occidente. La sua diocesi acquisì sempre più importanza. Col 476 si impadronì della città Odoacre, e poi Teodorico, che ne fecero la capitale del regno goto, e del governo bizantino in Italia nel corso della guerra greco-gotica. Alla fine del VI secolo vi si costituì una corte esarcale modellata su quella imperiale di Costantinopoli.
Più avanti, l'interramento della laguna per la sedimentazione dei detriti fluviali, l'avanzamento delle coste, l'abbandono dei lavori necessari per mantenere in efficienza il porto e la sua comunicazione con il Po, esautorarono a poco a poco Ravenna come emporio marittimo favorendo l'affermarsi di Venezia. Con l'indebolimento del potere bizantino, cadde sotto il controllo dei Longobardi (751), dei Franchi (754) e fu poi ceduta con il suo territorio alla Chiesa (756, donazione di Pipino).
Senza spingerci troppo oltre, quello che a noi interessa è la magnificenza della produzione artistica proprio risalente al "periodo ravennate". L'importanza artistica della città è data soprattutto dal complesso dei monumenti dei secoli V e VI. Primo tra questi, conservato nell'integrità dello sviluppo architettonico ravennate, è il cosiddetto Mausoleo di Galla Placidia: piccola costruzione (pianta a croce latina), con cupola nascosta da un tiburio, esterno in semplice laterizio, ornato di lesene e archetti pensili e mosaici all'interno. Questi ultimi, ben conservati, e di diversi maestri, sono un eccezionale documento della pittura tardo-antica, tra i più belli ed antichi della città. Di poco posteriore è il Battistero degli Ortodossi, fatto costruire dal vescovo Neone (451-460 ca.), e per questo noto anche come "Battistero neoniano", a pianta ottagonale (secondo la numerologia che associava l'otto con la resurrezione, essendo la somma di sette, il tempo, più uno, Dio Padre) con cupola, ricchissime decorazione di marmi, stucchi e mosaici. Spicca la tipica raffigurazione del battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista nelle acque del Giordano.
Del Palazzo di Teodorico restano purtroppo solo alcune tracce (mosaici pavimentali); della sua reggia però faceva parte la chiesa palatina, S. Apollinare Nuovo: vasta basilica a tre navate, con importanti mosaici in parte del tempo di Teodorico, in parte della metà del VI secolo. Il Mausoleo di Teodorico poi, fatto erigere dallo stesso re nel 520, è una massiccia costruzione a pianta centrale, con copertura monolitica, che ricorda i mausolei principeschi romani.
Iniziata al principio del VI sec., compiuta nel 547, la Basilica di S. Vitale infine rappresenta probabilmente il massimo sviluppo dell'arte ravennate: pianta ottagonale, con vano centrale e ambulacro da otto piloni con grandi arcate, che abbracciano esedre a due piani di trifore e sorreggono la cupola; tra i mosaici del presbiterio, notevoli sono i due riquadri con Giustiniano I e Teodora. Con S. Vitale e S. Apollinare in Classe (solenne interno a tre navate, e mosaici di VI e VII secolo), si conclude sostanzialmente questo periodo di maggior fioritura.
Chicca tra i manufatti di quel periodo da non sottovalutare affatto è l'incredibile Cattedra d'avorio del vescovo Massimiano. Un trono forse simbolico, di legno e avorio, con interessanti raffigurazioni dell'Antico Testamento, e oggi conservato al Museo Arcivescovile di Ravenna.
Di altro periodo ma non meno importane è senza dubbio la Tomba di Dante. Il sepolcro, in stile neoclassico, si erge praticamente accanto alla Basilica di San Francesco, nel centro di Ravenna. Il Sommo Poeta vi trascorse gli ultimi anni della propria vita, morendovi nel 1321. La tomba è monumento nazionale ed attorno ad essa è stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata "zona dantesca". All'interno dell'area sono compresi la tomba del poeta, il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani, che ospitano il Museo Dantesco.
Il "periodo ravennate": senza dubbio uno di quei momenti dell'arte da non dimenticare, uno di quei momenti di splendore e fioritura ormai passati ma di cui il tempo ha saputo conservare la gloria. Sarebbe ingenuo anche solo pensare di potergli rendere giustizia mediante un brevissimo articolo. Non resta quindi che invitarvi ad ammirare questa tana della cultura antica e medievale dal vivo, per godersi il colpo d'occhio.
di Giorgio Rico