StorieDì Arte Il simbolismo del serpente
Spesso, e fin dagli albori della Storia, è capitato all'uomo di imbattersi in immagini, visive o mitologiche, di creature straordinarie, fantastiche o appartenenti al mondo naturale, che hanno a loro volta prodotto effetti culturali affascinanti a tal punto da penetrare a fondo nell'immaginario collettivo. Una delle più attraenti, oggetto di studi di vario genere, è senza dubbio quella del serpente.
Tra uomo e serpente, nelle epoche più disparate, si è intessuto un rapporto a dir poco complesso e articolato. Rapporto che ha avuto modo di esprimersi in forme estremamente simboliche, allegoriche, a volte davvero enigmatiche.
Il serpente come simbolo fa le sue prime apparizioni presumibilmente nelle caverne preistoriche, e dunque nelle pitture rupestri, dove può essere un soggetto di caccia, o un simbolo cosmico della Via Lattea. La presa di coscienza degli elementi naturali e del mondo circostante per l'uomo lo ha stimolato e spinto verso graduali riflessioni, che hanno poi prodotto un vero e proprio ribaltamento dei ruoli uomo/serpente. Quest'ultimo tende dunque man mano a perdere lo status di preda, e a guadagnare invece un peso di dominio e potere.
Curiosamente, infatti, il serpente nella cultura e nella religione egizia assume le sembianze del più grande nemico degli dei e degli uomini. Un essere ultraterreno in grado di minacciare l'ordine del mondo, di scontrarsi col dio Sole Ra, nella sua forma di Apopi. Scontro che per gli egizi avviene ogni notte, prima che il Sole risorga, e dunque, simbolicamente, prima della rinascita nell'aldilà (Dwat) dei defunti, che necessitano della protezione divina contro tale pericolo. Da notare però che il serpente in Egitto è spesso associato anche a delle divinità o alla regalità: l'ureo era uno dei simboli più rilevanti e comuni sulle corone dei sovrani, spesso in forma di cobra.
In Grecia il simbolo del serpente è contraddistinto da una vera e propria ambivalenza: da una parte vi era il timore e la riverenza per la sua vita misteriosa e sotterranea, per il suo potente morso velenoso, e dall'altra assumeva invece significati di fertilità, medicina e saggezza. Numerosissime e controverse sono le scene di serpenti nel mito e nei racconti antichi. Su tutti spiccano le immagini di Atena e dei serpenti intrecciati (vita e morte), il Caduceo di Ermete Trismegisto (bastone alato con due serpenti, simbolo di sapienza, pace e prosperità), il bastone di Asclepio (con valore di guarigione ed eterna rinascita), alcune delle tradizioni mitiche molto discusse sulla nascita di Dioniso, generato da Zeus in forma di serpente e sua figlia Persefone, "regina della morte". Un altro mito ci dice inoltre che, relativamente agli eventi della distruzione di Troia, quando venne portato nella città il celebre cavallo, Laocoonte corse verso di esso scagliandogli contro una lancia che ne fece risonare il ventre pieno; proferì quindi la celebre frase "Timeo Danaos et dona ferentes" ("Temo i greci, anche quando portano doni"). Pallade Atena, che parteggiava per i Greci, punì Laocoonte mandando Porcete e Caribea, due enormi serpenti marini, che uscendo dal mare avvinghiarono i suoi due figli, stritolandoli. Laocoonte cercò di accorrere in loro aiuto ma subì la stessa sorte (a tal proposito si vedano Sofocle, Bacchilide, Smirneo e il II Libro dell'Eneide).
La capacità rigenerativa dei serpenti indusse gli uomini a farne anche un simbolo di eternità e ciclicità del tempo. Noto è infatti ancora oggi l'Uroboro, il serpente che si morde la coda.
Nella mitologia norrena invece, il Serpente del Mondo, Il Miðgarðsormr, un enorme e mostruoso serpente, letteralmente "Serpe di Miðgarðr", è altresì chiamato Jǫrmungandr, "demone cosmicamente potente". Questo è in grado di avvolgere interamente la Terra e le Acque per poi mordersi la coda. Nemico primordiale di Odino e Thor, egli è protagonista del Ragnarǫk, la fine del mondo, quando tutti i legami saranno sciolti. Infurierà sull'acqua e sulla terra, soffiando il suo terribile veleno e contaminando l'intero mondo. Ingaggerà quindi una battaglia mortale con Thor. Questi riuscirà ad abbatterlo, ma non sarà in grado di sopravvivere più di nove passi dopo la vittoria, ucciso dal suo veleno.
In terra Mesoamericana invece il "Serpente piumato" o "Serpente divino", col nome di Quetzalcoatl (in lingua Nahuatl), è tra le divinità più importanti per le civiltà Messicane. Quetzalcoatl era qui venerato come dio del vento, di Venere, dell'alba, dei mercanti e delle arti, dei mestieri e della conoscenza. Uno degli dei più importanti del pantheon azteco, assieme a Tlaloc, Tezcatlipoca e Huitzilopochtli. E' inoltre considerato il protettore dei sacerdoti e, secondo quanto riportano le fonti spagnole, l'imperatore azteco Montezuma II credette che lo sbarco di Hernán Cortés nel 1519 fosse il ritorno di Quetzalcoatl, e che questi giocò molto su tale convinzione, che gli rese più facile la conquista del Messico. Oggi queste informazioni sono messe in seria discussione dagli storici e dagli antropologi per via della forte influenza della cultura cristiana e dell'evidente matrice cristologica di alcuni eventi narrati in quei territori.
Nella Bibbia, ed in particolare nei libri della Genesi e dell'Apocalisse, il serpente è associato al male, al Diavolo, a Lucifero. A. Wénin in "Dio, il diavolo e gli idoli" spiega che questo nesso ha significati tutt'altro che casuali.
Tali associazioni hanno inizio quando il serpente, nel Giardino dell'Eden, tenta Eva nel mangiare dall'Albero della Conoscenza: Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2 Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3 ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4 Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5 Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gen 3,1-4)
e terminano nell'Apocalisse di Giovanni: «il drago, il serpente antico che è Diavolo e il Satana» (Ap 20,2).
Wenin rilegge la figura del serpente in virtù delle considerazioni del filosofo francese Paul Ricœur, per il quale il serpente mette in atto il «"cattivo infinito" che perverte il senso del limite da cui la libertà era orientata».
Nell'induismo il serpente è anche associato all'energia latente, sopita in ogni essere umano, come avvolta su se stessa e localizzata alla base della spina dorsale, chiamata Kundalini. Un'energia molto potente che deriva dal raggiungimento, attraverso uno stato di trascendenza, di un'unione con il divino, un profondo risveglio spirituale.
E poi vi è quella sconfinata mole di riferimenti che il folklore e l'Arte hanno fatto al serpente e al suo eterno simbolismo, fino alla tendenza sempre più attuale di rendere anche quest'animale "domestico". Dalle feste e i monili, alle vere e proprie opere artistiche infarcite di tali richiami, come per esempio rappresentato da Hans Memling nel Calice di San Giovanni Evangelista (1470), dipinto conservato alla National Gallery of Art di Washington, dove un serpentello sembra traboccare da un calice eucaristico; nel dipinto di Franz von Stuck, Die Sünde (1893), dove una fatale Eva, progenitrice con un serpente inquietante, simboleggia la malignità e il peccato primordiale, in un simbolico invito al malum sadiano; il notissimo Scudo con testa di Medusa del Caravaggio (1598), ubicato nella Galleria degli Uffizi di Firenze, e tanti, tantissimi altri esempi.
Per la psicoanalisi, Freud riteneva che il serpente avesse una connotazione legata alla sessualità in quanto figura fallica, ma anche una connessione con la creatività. Mentre Jung riteneva che sognare serpenti avesse un collegamento con il conflitto tra coscienza e istinto.
Non si può non fare infine una "menzione d'onore" al ruolo di questo animale nella cultura di massa, nel Cinema e nella Letteratura degli ultimi anni, come per esempio nella saga di Harry Potter, dove un minaccioso serpente col nome di Nagini, un animagus (in gergo "magico"), è seguace per eccellenza dell'antagonista Voldemort.
In conclusione, non c'è ombra di dubbio: il serpente, fin dall'alba dei tempi, è forse stato uno dei compagni di "viaggio" più inquietanti ed attraenti dell'uomo, caricatosi di un dualismo profondo e viscerale tipico della tendenza umana a cercare un altrove, un oltre che sia tutto e niente, che sia allo stesso tempo vita e morte, bene e male, limite ed eternità.
di Giorgio Rico