StorieDì Cinema Tra Freud e Jung: un'amicizia interrotta
Zurigo, 1904.
Carl Gustav Jung, allora
ventinovenne, è all'inizio della sua carriera da psichiatra, e vive con sua
moglie Emma, che peraltro è in dolce attesa.
Ispirandosi al lavoro di Sigmund Freud, Jung decide di tentare sulla paziente diciottenne Sabina Spielrein il trattamento sperimentale noto come psicoanalisi o "terapia delle parole".
Sabina è una ragazza russa di cultura elevata che parla correntemente il tedesco: le è stata diagnosticata una grave forma di schizofrenia e ha fama di essere pericolosamente aggressiva. Nei colloqui con Jung rivela un'infanzia segnata da umiliazioni e maltrattamenti da parte del padre, un uomo autoritario e violento. Più avanti svelerà di provare piacere sessuale nell'essere picchiata e umiliata. A poco a poco, iniziata la terapia, tra medico e paziente inizia ad accendersi un'attrazione reciproca.
In occasione di lunghe e reiterate corrispondenze sul caso, Jung stabilisce un rapporto di amicizia con Freud. Quest'ultimo inizia a vedere nel giovane collega il suo erede intellettuale, in gergo il "delfino", ma nel frattempo si ispessisce il turbolento rapporto fra Jung e Sabina, che, nonostante la malattia, dimostra di possedere una mente intrigante e brillante.
Il trattamento avrà successo e Sabina intraprende una carriera da psichiatra (si occupò di psicoanalisi infantile) su incoraggiamento dello stesso Jung.
Questi intanto, violando l'etica professionale, prosegue nella sua relazione con Sabina, che tronca, a malincuore, poco tempo dopo, spezzando il cuore della donna ed il proprio. Sabina sceglie di diventare paziente di Freud, mantenendo comunque un legame sentimentale con Jung, che riprenderà poco dopo più forte di prima, per poi concludersi definitivamente e dolorosamente.
La contestata relazione sarà la causa della rottura del rapporto di amicizia tra Freud e Jung, che entrano in conflitto professionale tra loro.
Jung e Sabina si rincontreranno soltanto anni dopo, quando lei sarà incinta e sposata con un altro uomo, nonostante provi ancora qualcosa di profondo e nascosto per lui. Jung ha una nuova amante, anch'ella sua ex paziente, ma rivelerà nel tragico finale di aver amato Sabina come la donna più importante della sua vita.
Così termina il film biografico del 2011, A Dangerous Method, diretto da David Cronenberg, che narra dunque, alla vigilia della prima guerra mondiale, le vicende che intrecciano i destini di Jung e Freud, la loro "amicizia interrotta" e la storia straordinaria di Sabina Spielrein.
"Il film appare attraente non tanto per la cronaca storica, che riproduce abbastanza fedelmente seppur con qualche sbavatura, gli avvenimenti, così come accaddero; quanto perché è incentrato sulla storia d'amore alquanto piccante che nacque tra Jung e Sabina, la quale si rivolse in seguito, anche a Freud, aderendo alle sue idee più di quanto avesse aderito a quelle del suo amante Jung" - sostiene lo psicoanalista Roberto Pani, docente all'Università di Bologna.
Pani, in un'intervista rilasciata per Donna Moderna, continua dicendo che "il primo ad occuparsi del rapporto tra Sabina Spielrein, Jung e Freud, fu lo psicoanalista Aldo Carotenuto nel 1980 con il libro "Diario di una segreta simmetria", mentre il cinema aveva affrontato l'argomento con lo svedese "Il mio nome era Sabina Spielrein" (2002) e con il poco riuscito "Prendimi l'anima" (2003) di Roberto Faenza. Nel 1909 Jung, assieme a Freud e Ferenczi, andò alla Clark University di Worcester, nel Massachusetts, dove Freud relazionò in 5 conferenze il metodo psicoanalitico che si diffuse rapidamente in tutta l'America".
Sui metodi dei due studiosi inoltre "il punto centrale delle differenze teoriche consisteva nel concepire diversamente la libido: mentre per Freud la base della psiche risiedeva nelle pulsioni sessuali, Jung proponeva di riarticolare ed estendere l'aspetto teorico di libido, rendendolo così estensivo anche di altri aspetti dell'energia psichica. La sessualità per Jung passa così dall'essere la base unica e centrale nella metapsicologia freudiana, a base importante ma non esclusiva della vita psichica. In altre parole, la libido tutta rappresenta l'energia psichica in generale, motore di ogni manifestazione umana, compresa la sessualità."
Oltre alla controversia del rapporto tra medico e paziente il film comunque insiste su un altro tema prima citato e altrettanto interessante: l'amicizia tra Freud e Jung.
Isolato nella società e nel mondo accademico, Freud sceglie con piacere di avviare un rapporto di corrispondenze intellettuali con Jung, più giovane di lui e non ebreo, che gli aveva inviato i suoi Studi diagnostici sulla dissociazione.
L'amicizia Freud-Jung passò attraverso centinaia di lettere, di alcuni incontri nelle città di residenza (Vienna e Zurigo), di un viaggio comune in nave verso l'America (con analisi incrociate) e di alcune persone sottoposte ad analisi dall'uno e dall'altro.
Freud sapeva bene che nell'amicizia tra due uomini possono entrare in gioco pulsioni omosessuali ed edipiche, ma non sarà questo a far crollare il castello.
Jung, come ci mostra il film di Cronenberg, rischiò tutto tanto da uscire dalla strada del "padre" quanto dal metodo scientifico. Prenderà contatto con l'occulto, esponendo la psicoanalisi scoperta da Freud a rischi, per quest'ultimo, inaccettabili.
Ed è proprio nelle centinaia di lettere che i due si scambiarono che passano parole intime, emozioni, pensieri profondi, paure, desideri, l'essenza di un'amicizia che faceva passi da gigante verso il baratro.
"Vorrei in questo momento trovarmi vicino a lei, felice di non essere più solo, parlarle dei lunghi anni di onorata ma dolorosa solitudine, della mancanza di simpatia e comprensione che ho patito anche dagli amici più cari" (Freud a Jung, 1907).
A Dangerous Method è un film anche per i non addetti ai lavori, un film in grado di emozionare e coinvolgere, e allo stesso tempo di mostrare abbastanza fedelmente gli scenari di una Vienna mitteleuropea, nei primi del Novecento teatro di nuove e sensazionali scoperte scientifiche. Il gioco vale la candela, anche solo per le interpretazioni stellari di Keira Knightley, Michael Fassbender e Viggo Mortensen.
di Giorgio Rico