StorieDì Sport Un filosofo prestato al mondo del pallone
Il 19 febbraio del 1954, un giorno come un altro, un uomo come un altro, un autodidatta appassionato di lettura e filosofia, Raimundo de Oliveira, diventava padre, e in virtù della sua passione per i classici greci, dopo aver letto La Repubblica di Platone, decide di chiamare suo figlio Socrates. Fa di tutto affinché possa andare a scuola e all'università, permettendogli addirittura di laurearsi in medicina. Inizialmente però Socrates non esercita la professione, preferendogli un altro tipo di attività: quella di calciatore.
In campo era soprannominato "Il Dottore", proprio per la sua laurea, anche se durante gli anni calcistici non dimostrò di tenere poi così tanto alla propria salute. Fumava e beveva, moltissimo, tanto da provocarsi una tremenda cirrosi epatica che gli costò la vita, pochi anni fa, nel 2011. "Genio e sregolatezza", come si suol dire. Per Pelè fu "il giocatore più intelligente della storia del calcio brasiliano", nonché tra i 100 calciatori più bravi di tutti i tempi. Era uno di quei centrocampisti però a cui non piaceva correre, che spesso lasciava farlo agli altri. "In campo ci sono quelli che corrono e quelli che pensano", diceva. Lui, probabilmente, preferiva pensare.
Per una stagione vestì anche la maglia della Fiorentina, e allora un giornalista lo definì "il dottor Che Guevara", non senza ragione. Socrates amava infatti proclamarsi "uomo di sinistra e anticapitalista", e un suo esperimento, attuato durante gli anni della dittatura brasiliana, passò alla storia come "Democracia Corinthiana".
In Brasile, alcuni decenni prima, negli anni '30 del Novecento si era sviluppato il primo e più importante esperimento populista dell'America Latina, quello di Getulio Vargas. Rovesciato nel '45 dai militari, Vargas tornò al potere nel 1950, ma dovette scontrarsi con difficoltà economiche importanti, simili a quelle incontrate da Peron in Argentina. Nel 1954, nuovamente esautorato dai militari, Vargas si suicidò. I suoi successori tentarono in vari modi di riprenderne l'eredità ma non riuscirono a svincolare il Brasile dai rapporti di dipendenza commerciale con l'estero, né a cancellare i gravissimi squilibri sociali di un paese così grande. Nel 1964 un nuovo colpo di Stato, appoggiato dagli Stati Uniti, riportò al potere i militari, che imposero un regime di dura repressione interna e sperimentarono un nuovo modello di sviluppo, basato sul blocco dei conflitti sociali e nell'incoraggiamento ai capitali stranieri. Sviluppo che effettivamente si realizzò, al costo però di un nuovo aggravamento degli squilibri sociali. Sono gli stessi anni in cui regimi militari si impongono anche in Venezuela, in Colombia, in Bolivia e in Perù. Sono gli stessi anni della dittatura in Paraguay. Gli anni della "rivoluzione cubana". Anni di profonde trasformazioni dal punto di vista politico. I loro effetti si trascinarono a lungo, conobbero la loro massima espansione e allentarono le maglie della dittatura tra i '70 e gli '80.
E' proprio durante gli anni della dittatura, nel corso della sua decennale esperienza al Corinthians, che Socrates e i compagni di squadra, promossero un esperimento di organizzazione della squadra su basi non gerarchiche, al motto "essere campioni è un dettaglio". L'impatto simbolico di questa scelta, insieme alle scritte a favore della democrazia che i giocatori esibivano in campo sulle magliette, fu notevole, e la Democracia Corinthiana è ancora oggi ricordata in Brasile come una delle più importanti forme di resistenza messe in atto durante il governo dei militari. I ruoli della società e della squadra si erano capovolti. I calciatori si autogestirono per tre anni, senza appellarsi più di tanto allo staff tecnico, che non aveva più alcun potere decisionale. Tutto passava per un sistema di votazioni democratiche. Passati gli anni della dittatura però la Democracia Corinthiana fu abbandonata.
Nel 1985 in Brasile si ebbero le prime libere elezioni presidenziali, ma non cessarono le difficoltà di carattere soprattutto economico e sociale.
Socrates, con 3 campionati paulisti nel palmares, altri riconoscimenti individuali, e ben 22 reti in nazionale, chiuse la carriera nel Santos, nel 1988, per dedicarsi poi alla medicina, e ad altre attività.
Pochi anni prima espresse un desiderio: "vorrei morire di domenica, nel giorno in cui il Corinthians vince il titolo". Fu incredibilmente profetico, perché "il filosofo prestato al mondo del pallone" morirà il 4 dicembre 2011, proprio nel giorno in cui il Corinthians si laureò campione nazionale. Al triplice fischio della gara con il Palmeiras, si è scatenato un vero e proprio pellegrinaggio sulla sua tomba, con migliaia di tifosi pronti ad omaggiare "il Dottore".
Bibliografia:
G. Sabbatucci-V. Vidotto, Il mondo contemporaneo, dal 1848 a oggi, Editori Laterza, 2009
Colpi di tacco, politica e medicina, La rivoluzione permanente di Socrates, Corriere della sera, 4 dicembre 2011
Andrew Downie, Il Dottor Socrates, Calciatore, filosofo, leggenda, Milieu, Milano, 2018
di Giorgio Rico