StorieDì Storia Dallo scandalo della Loggia P2 alle stragi di mafia: un'Italia dilaniata

28.11.2018

Gli anni precedenti al 1980 per l'Italia furono segnati soprattutto dal duro e cruento bipolarismo tra terrorismo rosso e nero, di sinistra e di destra, cui il governo italiano non seppe reagire in maniera decisa. Gli equilibri politici iniziarono a vacillare con la conferma del divorzio (referendum del 1974), contro le aspettative di Chiesa e Democrazia Cristiana, testimoniando al contempo i cambiamenti in atto di una società sempre più mutevole. Fu la nuova politica del "compromesso storico", infine, annunciata nel '73 dal segretario del Partito Comunista Italiano, Berlinguer, a favorire la vittoria elettorale della fazione comunista tra '75 e '76.

I socialisti si distaccarono dal governo di fronte alla necessità di affrontare i problemi suscitati dalla crisi economica e dai terrorismi, e si giunse così ad un governo di "solidarietà nazionale", nel 1978. Erano gli anni delle Brigate Rosse. Erano gli anni della loro azione più clamorosa: il rapimento e l'assassinio di Aldo Moro.

Nonostante alcune riforme sociali mirate (equo canone e riforma sanitaria) il programma di governo non si realizzò, e le divisioni politiche si fecero sempre più nette.

E' negli anni '80 che si ebbero per la prima volta governi a guida non democristiana: chiusa la parentesi della solidarietà nazionale, l'unica strada percorribile fu il ritorno ad una coalizione di centro-sinistra, poi rinominata come formula del "pentapartito". I leader furono prima il repubblicano Giovanni Spadolini, e il socialista Bettino Craxi poi.

Diverse questioni rimasero irrisolte, a partire dai contrasti sul costo del lavoro e dal problema della spesa pubblica, ma alla metà del decennio vi fu una discreta ripresa economica grazie all'aumento delle esportazioni, mostrando così una vitalità notevole al di là di quanto non apparisse dai dati ufficiali sull'andamento della produzione e del reddito. Il fenomeno si spiegava soprattutto con la crescita della cosiddetta "economia sommersa": ossia quella miriade di piccole imprese di provincia caratterizzate da un'alta produttività, bassi costi e capacità di adattamento alle esigenze di mercato.

A tale ripresa si accompagnarono però gravi fattori degenerativi: il fenomeno della corruzione politica rivelò un nuovo inquietante volto all'inizio degli anni '80 con lo scandalo della Loggia P2.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, la Loggia P2 era una branca segreta della massoneria, ben inserita in politica, burocrazia e tra i vertici militari, sospettata di perseguire il fine di una ristrutturazione autoritaria dello Stato. Fondata nel 1877 con il nome di Propaganda Massonica, nel periodo della sua conduzione da parte dell'imprenditore Licio Gelli assunse forme deviate rispetto agli statuti della massoneria ed eversive nei confronti dell'ordinamento giuridico italiano. Il suo scioglimento, decretato nel 1981-82 dal governo Spadolini e dal volere di Sandro Pertini, non cancellò tuttavia l'immagine di una connessione abbastanza evidente tra alcuni settori della classe politica, idee ed associazioni eversive, e la malavita organizzata.

La lista degli affiliati alla loggia "Propaganda 2" fu rinvenuta il 17 marzo 1981 durante le perquisizioni nella villa e nella fabbrica di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi (Arezzo) nell'ambito delle indagini sul presunto rapimento di Michele Sindona. Tra i 962 nomi in elenco, 44 parlamentari, 2 ministri, un segretario di partito, 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, magistrati e funzionari pubblici, direttori e funzionari dei servizi segreti, giornalisti e imprenditori. Tale lista fu presto resa nota ed è facilmente consultabile online, insieme allo stesso programma della Loggia, nonostante non si abbia certezza dell'attendibilità dei nomi che vi compaiono, per opinione di alcuni opera di manomissioni e strumentalizzazioni politiche e d'immagine. Alcuni di questi nomi, oggi, fanno ancora riflettere, perché davvero molto noti ed influenti.

Inoltre, il dilagare della malavita organizzata, soprattutto della mafia e della camorra anche al di là delle originarie aree di insediamento, si configurava come la minaccia più grave per la società civile. Il fenomeno mafioso conobbe un'espansione abnorme, traducendosi spesso in aperta sfida allo Stato. Episodio drammatico in tal senso fu senza dubbio, nel settembre '82, l'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, protagonista della lotta al terrorismo, inviato come prefetto a Palermo per coordinare anche quella alla mafia. Solo due anni più tardi si verificò un attentato su un treno, nella tratta tra Firenze e Bologna, che causò la morte di quindici persone, anch'esso di origine mafiosa.

L'arteria principale per la sopravvivenza di mafia e camorra era sicuramente il controllo del mercato della droga. Un mercato sempre in espansione che rappresentava la linfa vitale di queste organizzazioni criminali, le quali a loro volta finivano per attecchire sempre di più nel tessuto sociale e politico locale di un'Italia dilaniata da Nord a Sud da episodi brutali e disumani. Nemmeno 10 anni più tardi si dovette assistere infatti a vere e proprie stragi di mafia.

Il 23 maggio 1992, mentre erano in corso le votazioni per la presidenza della Repubblica, un attentato dinamitardo lungo l'autostrada tra l'aeroporto di Palermo e la città uccise il magistrato Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta. Meno di due mesi dopo, il 19 luglio, il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta furono uccisi da un'autobomba in via d'Amelio, piena Palermo.

Purtroppo solo alcune delle centinaia, migliaia di vittime innocenti che hanno pagato con la vita la durezza di quegli anni, e che ancora oggi sono un monito per una battaglia che non trova pace.

Fonti bibliografiche:

G. Sabbatucci, V. Vidotto, Il mondo contemporaneo: dal 1848 a oggi, Laterza, Roma, 2004.

di Giorgio Rico

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