StorieDì Storia Donne esemplari nella Storia: Hatshepsut e Aspasia

19.11.2018

Per la maggior parte della storia scritta, e di conseguenza nella tradizione delle culture più varie del mondo, è passato il concetto che la politica sia una prerogativa maschile. Fortunatamente però, ci sono state anche considerevoli e rilevanti eccezioni: donne che hanno conquistato e gestito il potere in modo illuminato (diretto e indiretto) e per lunghi periodi, intessuto relazioni, garantito prosperità economica e protezione militare di stati importantissimi.

Tra queste abbiamo cercato di porre una lente d'ingrandimento solamente su due figure politiche esemplari. Da una parte una donna-faraone, una donna grandiosa, purtroppo vittima di operazioni di damnatio memoriae che ne hanno ridimensionato l'importanza; dall'altra l'amante di uno dei più grandi politici di sempre, Pericle

Due donne che hanno inciso il loro nome a chiare lettere nella Storia.

Volto di Hatshepsut, rimaneggiato da danni evidenti
Volto di Hatshepsut, rimaneggiato da danni evidenti
Busto marmoreo di Aspasia
Busto marmoreo di Aspasia
  • HATSHEPSUT

Alla morte del re d'Egitto Thutmosi, nel 1481, questi lasciava in eredità un impero che si estendeva dalla Siria all'Africa Subsahariana. I re di Babilonia, Assiria, Mitannia e i re ittiti riconoscevano il re d'Egitto come membro a pieno titolo di quello che era per loro un circolo elitario. Eppure, tale autorità all'epoca risultava vulnerabile e superficiale. Alla notizia della morte del re Thutmosi infatti, i kushiti, popolazione dell'Alta Nubia, insorsero nella speranza di riconquistare ciò che gli egiziani avevano loro sottratto. Quello che non si aspettavano però fu la reazione del giovane successore del re, Thutmosi II, che fece passare a fil di spada ogni maschio nubiano.

Thutmosi II godeva all'epoca del pieno sostegno della sorellastra, nonché consorte (tipica tradizione dei regnanti egizi), Hatshepsut. Decisamente all'altezza del suo nome, che significa "la più nobile tra le donne", Hatshepsut non fu semplicemente la Grande sposa reale. Riteneva di essere senza dubbio l'erede legittima al trono, più di suo marito. Quando il giovane coniuge morì di malattia dopo soli tre anni di regno, Hatshepsut colse subito la sua occasione. Puntò il tutto per tutto per conseguire il sommo potere: la sovranità reale sarebbe stata al centro delle sue ambizioni, e Tebe (odierna Luxor) ne fu il palcoscenico.

Scultura di Hatshepsut
Scultura di Hatshepsut

Va sottolineato il fatto che non fu la prima donna politicamente importante per l'Egitto, poiché già tra XII, XVII e XVIII dinastia vi furono generazioni di donne della famiglia reale che influirono pesantemente sugli affari di stato.

Il suo primo e coraggioso provvedimento fu l'assunzione di un nome equivalente al titolo del regnante. Nel 1473, settimo anno di reggenza, prese la decisione ferma ed irrevocabile di fare propria l'intera panoplia della sovranità regale (corona, scettro e sacri titoli monarchici). Il regno di Hatshepsut era davvero iniziato.

Insieme ai suoi consiglieri avviò sin da subito un'azione diretta volta ad affermare la piena legittimità del suo potere. Fu così elaborato un racconto sulla sua nascita divina e fu riscritta la storia per farla apparire come erede diretta di suo padre Thutmosi.

Poiché l'ideologia monarchica egizia richiedeva un sovrano di sesso maschile, Hatshepsut non esitò a farsi dipingere in vesti mascoline e a farsi appellare con epiteti maschili grammaticalmente incoerenti. Non c'è da stupirsi se si dice che i suoi consiglieri avessero escogitato una nuova perifrasi per definire il sovrano: da quel momento il termine che indicava la residenza reale, per-aa ("grande casa"), fu usato anche per il suo abitante più importante. Da peraa derivò poi la parola faraone, con cui oggi si designano esclusivamente i sovrani dell'antico Egitto.

Il regno di Hatshepsut appare straordinario anche solo per il semplice numero e l'audacia dei suoi monumenti, dal santuario scavato nella roccia del Sinai al tempio in pietra eretto all'interno della fortezza di Buhen, in Nubia. Tebe però fu la città che ne beneficiò maggiormente. Autentici fiori all'occhiello della sua opera di trasformazione e riedificazione furono il tempio di Amon-Ra a Ipetsut, e il suo tempio a Deir el-Bahri, uno degli edifici più straordinari d'Egitto.

Tempio funerario di Hatshepust, a Deir el-Bahri
Tempio funerario di Hatshepust, a Deir el-Bahri
Grande tempio di Amon a Karnak
Grande tempio di Amon a Karnak
Tempio di Luxor
Tempio di Luxor

Nelle sue speranze più ambiziose, la regina Hatshepsut pensò forse che avrebbe visto sua figlia seguire i suoi passi, ma il passaggio del trono da madre a figlia avrebbe forzato eccessivamente l'ideologia della sovranità reale. Il potere infatti passò al suo figliastro, nonché nipote e genero, Thutmosi III, nel 1458.

  • ASPASIA

"Ma siccome sembra ch'egli (Pericle) abbia affrontato l'impresa di Samo per fare un favore ad Aspasia, questo potrebbe essere il momento giusto per sollevare il problema relativo alla donna in questione e domandarsi quale grande arte e potere ella avesse per dominare gli uomini politici più eminenti del suo tempo e per offrire ai filosofi materia per serie ed ampie discussioni al riguardo."

Plutarco, Pericle, 24, 2.

Aspasia che disputa con dei filosofi, dipinto di Michel Corneille il Giovane, 1672
Aspasia che disputa con dei filosofi, dipinto di Michel Corneille il Giovane, 1672

Una delle fonti più importanti sulla figura di Aspasia è senza dubbio Plutarco. Nel testo sopracitato Plutarco sostiene addirittura che Pericle avesse scatenato la guerra contro Samo per compiacere la sua amante, di origine milesia, e non perché Samo aveva respinto l'invito di Atene di interrompere le ostilità.

Vissuta tra 470 e 400 a.C. circa, negli anni turbolenti della Guerra del Peloponneso che fortemente sconvolse la Grecia, fu amante e compagna del politico ateniese Pericle, da cui ebbe un figlio. Originaria di Mileto, fu parte attiva della vita pubblica di Atene nell'età classica. Si conoscono a pieno pochi dettagli della sua vita, purtroppo.

Busto di Pericle
Busto di Pericle
Volto di Aspasia
Volto di Aspasia

Plutarco comunque ci dice di lei che con molta probabilità praticò il mestiere di etera prima dell'inizio della sua unione con Pericle e che, nonostante questo cambiamento di status, continuasse a gestire una sua casa, dove educava giovani etere. Dalle sue parole pare inoltre che Pericle ammirasse Aspasia soprattutto per una sua certa saggezza e acutezza politica, e che questa frequentasse Socrate e altri ragguardevoli filosofi e intellettuali (di cui forse fu fonte di ispirazione?). L'opinione di Plutarco sulla sua persona però sembra non essere propriamente positiva, poiché spesso tende a rimarcarne il mestiere poco decoroso o rispettabile da lei svolto in passato. E' pur vero però che il fascino di questa donna e la sua brillantezza si estendevano al punto da attirare nella sua casa i più curiosi, pronti ad ascoltare sue lezioni sull'erotica, sull'uguaglianza dei cittadini, sulla parità dei sessi, e sulla cura di sé: tutte problematiche di spessore politico forse da lei suscitate.

Una donna straniera dunque, che arrivata ad Atene osò proporre l'eros come valore educativo e fattore di crescita etica dei cittadini e delle cittadine ateniesi. Plutarco questo lo condanna, probabilmente anche perché condizionato da fonti da cui egli sicuramente attinse.

Ci sono invece validi motivi per prendere sul serio Luciano (Imagines, XXXIX, 17) quando parla di Aspasia come paradigma e ritratto della sapienza e dell'intelligenza.

Eschine scrisse un dialogo su Aspasia (oggi perduto) secondo il quale, dopo la morte di Pericle, Aspasia visse con Lisicle, uno stratego ateniese e leader democratico, dal quale ebbe un figlio: grazie a lei, Lisicle sarebbe diventato l'uomo più importante di Atene. Lisicle fu ucciso in battaglia nel 428 a.C., durante una spedizione di riscossione delle sovvenzioni imposte agli alleati. Con la sua morte Lisicle, le annotazioni contemporanee finirono. Non si sa se Aspasia fosse viva quando suo figlio Pericle fu eletto generale, o quando fu giustiziato dopo la battaglia delle Arginuse. La maggior parte degli storici indica la data di morte di Aspasia (circa 401/400 a.C.), basandosi sulla constatazione che sia avvenuta prima dell'esecuzione di Socrate nel 399 a.C.

Queste due donne, insieme a tantissimi altri esempi, per cui se ne riesce a desumere nella tradizione un ruolo di presenza e di potere, indiretto o diretto che sia, sociale, economico e politico, senza dubbio contraddicono l'idea della donna normativamente passiva e ininfluente, assente nelle dinamiche "che contano". Due donne, due casi emblematici di qualcosa di "sommerso", che spesso forse si tende a minimizzare, e che ci dice invece molto più di quanto l'uomo effettivamente sappia su se stesso, sulla propria storia e sull'uguaglianza e sulla parità di due categorie, che spesso vengono differenziate nel linguaggio comune, ma che inequivocabilmente, insieme, ne compongono una sola, straordinaria ed univoca.

Bibliografia consigliata:

 T. Wilkinson, L'Antico Egitto. Storia di un impero millenario, Einaudi, 2012

U. Bultrighini, E. Dimauro, Donne che contano nella Storia Greca, Carabba, 2015

di Giorgio Rico

© 2018 Blog di articoli storici dello staff di StorieDì, a cura di Giorgio Rico. Tutti i diritti riservati.
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