StorieDì Storia Gli Uscocchi, Lupi di Segna
Il fascino che la pirateria da sempre esercita, senza limiti di luogo o di tempo, è ormai cosa provata e consolidata dalla bibliografia e cinematografia mondiale. Le imprese dei più famigerati bevitori di rum, razziatori dei caraibi e figli del demonio come William Kidd, Edward Teach e "Calico" Jack Rackham, sono state già ampiamente raccontate, così come sono note le mitiche gesta dei più eroici Sandokan, Yanez de Gomera e le tigri di Mompracem. Le fonti tuttavia ci parlano di una realtà precedente, una realtà presente sulla costa croata e in tutto il Mar Adriatico che per circa ottant'anni (1538 - 1617) ha tenuto in scacco le allora più grandi marinerie del mondo: i pirati Uscocchi.
Gabriele D'Annunzio si richiamò alle mitiche gesta di questi pirati durante la sua "impresa fiumana", tanto che battezzò con il loro stesso nome alcuni dei suoi migliori uomini i quali, per mezzo di piccole unità navali e veloci incursioni verso le imbarcazioni austriache, garantivano rifornimenti ai legionari di Ronchi.
Sarà opportuno fare un salto all'indietro per comprendere meglio la storia degli Uscocchi. Il termine Uscocchi deriverebbe dal serbo/croato uskok, (pl. - oci: "fuggiasco", o "profugo"; "predatore"; "assalitore"; "disertore"; "pirata"). Il termine troverebbe comunque una corrispondenza storicamente accertata nella migrazione verso le coste della Croazia da parte di alcuni dissidenti ungheresi seguita all'occupazione di parte dell'Ungheria ad opera dell'Impero Ottomano nel 1526.
Uno tra i primi avvenimenti storici di rilievo che li coinvolse da protagonisti fu l'assedio di Klis, avvenuto nel 1537 da parte dei Turchi. Ne parla in maniera molto chiara l'Arcivescovo di Zara, Minuccio Minucci, con particolare attenzione per un episodio alquanto singolare riguardante il giovane paggio uscocco del capitano Petar Kružić, signore e difensore di Segna. Questo paggio, a cui le fonti danno il nome di Milosso, uccise e decapitò il più forte tra i guerrieri Turchi che con la sola possente presenza fu in grado di demoralizzare le truppe di Kružić. La morte del guerriero turco infervorò gli animi degli assediati a tal punto che si arresero solo dopo un lungo assedio e la morte del loro capitano.
Dopo la caduta di Klis gli esuli andarono ad infoltire i ranghi degli Uscocchi, già presenti in una città che più di altre incarnerà il loro spirito di "covo" piratesco. La cittadina di Segna (Senj) in Croazia era resa inattaccabile dal mare per via dei forti venti e della sua posizione all'interno del Golfo del Quarnaro, e a dir poco imprendibile da terra in quanto circondata dalle aride Alpi Bebie che, oltre a non facilitare un assedio, impedivano il trasporto dell'artiglieria, strumento fondamentale all'epoca. Lo stanziamento degli Uscocchi a Senj non avvenne in maniera casuale. Le fonti ci parlano di una paga elargita agli Uscocchi per la protezione di Senj come milizia armata ad opera del Re d'Ungheria e di Boemia Ferdinando I d'Asburgo (fratello di Carlo V e futuro Imperatore del Sacro Romano Impero), che così facendo si assicurò un'efficace protezione della costa. Tale retribuzione venne meno negli anni successivi al 1538, e la mancanza di risorse nei dintorni di Senj trasformò un agguerrito manipolo di mercenari in un temuto gruppo di pirati che si dedicò ben presto a depredare per mare e per terra, senza differenza di religione o provenienza. Naturalmente (e non tanto sfortunatamente per l'Impero Asburgico che da sempre cercava di subentrare agli affari marittimi nel mediterraneo), le prede più ghiotte per i pirati Uscocchi non potevano che essere i lenti Galeoni Veneziani che, carichi fino all'orlo e mal scortati, o non scortati affatto, cadevano facilmente preda dei veloci pirati. Inoltre, quando non direttamente coinvolta, come nel caso in cui le prede uscocche fossero navigli turchi, Venezia doveva rispondere direttamente all'Impero Ottomano in quanto garante, dopo gli accordi del 1573, della tranquillità delle rotte commerciali turche nell'Adriatico.
Ma come può una delle più importanti potenze marinare non riuscire ad opporre al problema della pirateria uscocca un'efficace soluzione? La questione è ancora molto dibattuta. Gli Imperatori asburgici si rifiutarono di intervenire (se non in alcune rare occasioni) contro gli uscocchi. Venezia, tuttavia, decise di passare all'azione aumentando il numero di Galee di scorta ai mercantili, istituendo taglie sulla testa di molti capi degli Uscocchi e addirittura una carica di "Provveditore Generale in Golfo contro gli Uscocchi", affidata nel corso degli anni a personaggi sempre più spietati e risolutivi. Purtroppo per la Serenissima iniziò un periodo di decadenza e insubordinazione all'interno della sua flotta da guerra. Giovani e spauriti capitani erano ormai decisi soltanto ad aumentare il prestigio del loro nome, col servizio provvisorio nella flotta e quello delle loro galeazze con decorazioni inopportune e barocchismi dorati di dubbia funzionalità e alto costo. La situazione degli ufficiali faceva poi soltanto da sfondo alla scarsità crescente di artiglieria navale e ad un aumento di rematori galeotti denutriti e, nella maggior parte dei casi, malati, a scapito di marinai professionisti.
Decisamente differente era la situazione degli Uscocchi, che grazie a veloci imbarcazioni erano in grado di colpire un convoglio, depredarlo in poche ore, e sparire velocemente verso la costa. Questa velocità d'azione e la loro invisibilità erano il frutto dell'utilizzo di due tipi d'imbarcazioni: Le "Ormanice" (o "Brazzere") e le "Gaete". Le prime, grandi navi a remi dipinte di rosso e di nero che potevano contenere in base alla grandezza tre i 12 e i 50 uomini per nave, che si davano in cambio ai remi garantendo una navigazione costante e sempre al massimo rendimento. Accanto alla figura dei rematori, che imbracciavano le armi subito dopo l'avvicinamento della nave nemica, troviamo la figura del Timoniere alla barra o al remo di manovra posti a poppa e quelle dell'Aguzzino (porta stendardo scelto tra i migliori combattenti) e del Comandante a prua. Le seconde, navi simili alle Ormanice per forma ma che presentano, oltre ai remi, un albero e una vela latina, utilizzate solo per il cabotaggio in quanto troppo visibili da lontano.
E' a queste imbarcazioni, facilmente trasportabili per terra tra le isole della costa croata e praticamente invisibili di notte, che si devono i resoconti di capitani veneziani che vedono gli Uscocchi fuggire silenziosamente di notte tra le galeazze che li avevano intrappolati a Ragoznica nel 1598, o che vedono gli Uscocchi, intrappolati nel 1604 sull'isola di Esso, fuggire attraverso la simulazione di un accampamento con tanto di fantocci e fuochi accesi, trasportando navi e bottino in spalla per sbucare dall'altra parte dell'isole tra l'incredulità dei veneziani.
Tante sono le vicende dei pirati Uscocchi che fanno emergere ricordi ed emozioni vecchie come il mondo e giovani come la nostra infanzia, vicende degne di un racconto di Salgari, degne delle nostre tigri di Mompracem, dei nostri lupi di Segna.
di Mariano Pellicciaro
Bibliografia:
Stevka Šmitran, Gli uscocchi. Pirati, ribelli, guerrieri tra gli imperi ottomano e asburgico e la Repubblica di Venezia, Marsilio Editori, Venezia, 2008
Guido Candiani, Dalla galea alla nave di linea, Città del silenzio edizioni, Novi Ligure, 2012
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R.J.W. Evans, Felix Austria. L'ascesa della monarchia asburgica. 1550 - 1700, Il Mulino, Bologna, 1981
G. Trebbi, Venezia e la questione gradiscana. Dalla dieta di Worms alla guerra degli uscocchi, in "Quaderni giuliani di storia", Trieste, n°2 Luglio - Dicembre 2014, pp. 295 - 320
M. Kozlicic, Gli Uscocchi di Segna e le loro imbarcazioni piratesche del XVI e XVII secolo, Cimbas, San Benedetto del Tronto, n°17, Ottobre 1999
M. Minuccio - P. Sarpi, Historia degli Uscochi, Venezia, 1683