StorieDì Teatro Ariston: una storia gloriosa, un futuro sottratto
Quando sempre più spesso sentiamo o leggiamo che "il Molise non esiste" è perché, che si sappia, qualcuno ha voluto che fosse esattamente così. E' vero, è una piccola regione e il suo capoluogo, Campobasso, non conterà centinaia di migliaia di abitanti. Probabilmente non è al momento il luogo più frenetico e stimolante sotto l'aspetto culturale ma, ribadiamolo, è perché hanno voluto che fosse così. Perché il Molise invece resiste e vuole esistere.

Ero appena un ragazzino quando rimasi affascinato dalla straordinarietà di un teatro in pieno centro cittadino. Non avevo mai visto un teatro moderno prima di allora, e mi accingevo a farlo per la proiezione di Pinocchio, negli anni dell'asilo o delle scuole elementari forse. Ero un bambino, e ve l'assicuro, in Molise quella roba lì era straordinariamente importante.
Tipico esempio di architettura razionalistica. All'esterno il volume curvo dell'atrio ingentiliva appena le facciate severe, solcate da sottili scanalature verticali; all'interno il quadro scenico, sottolineato da una doppia cornice sagomata e da due pareti concave, si apriva sull'ampia sala che poteva ospitare, tra platea e galleria, addirittura 1560 spettatori.


Inaugurato nel 5 febbraio del 1950, è stato chiuso nel 2005, per necessità di interventi di ristrutturazione che la proprietà non ha voluto affrontare senza l'aiuto delle Istituzioni.
In questo luogo, nel corso di mezzo secolo, si sono esibiti i migliori artisti di rivista, avanspettacolo, prosa e diversi cantanti di musica leggera. Come non notare le locandine e le foto con dedica appese sulle pareti della direzione: Totò, Anna Magnani, Wanda Osiris, i fratelli De Filippo. Come non ricordare Salvo Randone, Giorgio Albertazzi, Franca Valeri, Arnoldo Foà, Dario Fo, Valeria Moriconi, solo per citarne alcuni. Come non sentire ancora l'eco delle voci di Giorgio Gaber, Riccardo Cocciante, Pino Daniele, Mia Martini. Un Teatro con la T maiuscola, degno del suo nome prestigioso: ARISTON. Come quello di Sanremo. Uno però passato alla storia per le esibizioni musicali annuali del Festival più importante d'Italia, l'altro completamente dimenticato, ormai uno spettro nel panorama teatrale regionale e nazionale.

Negli stessi ambienti, ora tristemente abbandonati, e su cui pende una tremenda ipotesi di abbattimento, nel 1986 si allestiva tutto il necessario per una sfilata di moda. La prima di tante dove Alessandro Cimmino, mio carissimo amico nonché esperto del settore, ha operato per circa sedici anni, fino al 2001. Al principio poteva contare solo su una conoscenza "scolastica" degli elementi che concorrono alla messa in opera di una scena: il fondale, le quinte, i praticabili, la graticcia, i tiri, le cantinelle... ma presto imparò davvero tutto il necessario, e lo fece proprio lì. Nonostante i budget molto limitati ogni volta studiò, disegnò, adattò, rinnovò. Tutto in quel luogo magico che da un momento all'altro è stato condannato ad un ingiustificabile oblio. Un'anima senza più il suo corpo, cacciata via di casa senza troppi vizi di forma. Contemporaneamente Alessandro, e probabilmente altri giovani come lui, curava scenografie e regie per sfilate di moda e spettacoli in location diverse (teatri, saloni, piazze) ma mai riuscii a raggiungere quell'effetto e quell'atmosfera particolare che veniva a crearsi, grazie alle giuste proporzioni e alle strutture adeguate, all'interno del Teatro Ariston. Lo stesso teatro che oggi, dopo alcuni anni di chiusura, è sull'orlo dell'abbattimento. Un luogo di aggregazione e cultura fondamentale per una città come quella di Campobasso (molto più capiente ed adatto per certe rappresentazioni del blasonato Teatro Savoia), l'unica sala così ampia da poter ospitare degnamente anche convention politiche e trasmissioni televisive, nonché occasione per tanti giovani e appassionati di misurarsi col mondo dello spettacolo.

Un teatro probabilmente dal destino segnato, una storia fantastica sul punto della damnatio memoriae. Eppure è negli stessi luoghi, in Molise, che per epoche diverse, si registrano in tutt'Italia riconoscimenti e apprezzamenti unici proprio per dei teatri. Due su tutti, quello di Pietrabbondante e quello di Altilia (tra Sepino e Bojano).

L'Ariston oggi è ancora lì, nel cuore della città di Campobasso e di tutti coloro che vi hanno vissuto emozioni e momenti indimenticabili. Domani, non si sa. Nella speranza che qualcuno intervenga, ci auguriamo che possa godere della sua storia gloriosa ma ancor di più di un futuro ritrovato.
di Giorgio Rico e Alessandro Cimmino